Marigia Mangano
«Bisogna che a decidere e a comandare sia uno alla volta». Giovanni Agnelli, seguendo questa regola "non scritta", ma nella tradizione della casa sabauda, già nel '96 aveva scelto chi, dopo di lui, avrebbe comandato nel gruppo Fiat: il nipote John Elkann. Il disegno prevedeva che donazioni e clausole testamentarie avrebbero garantito al nipote il controllo proprietario e la titolarità giuridica del comando del gruppo; al resto ci avrebbero pensato la moglie Marella Caracciolo, e i suoi uomini di fiducia, Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Luca Cordero di Montezemolo.
A quattordici anni di distanza dalla "designazione" ufficiale, si completa il percorso tracciato dall'Avvocato. John Elkann, il giovane rampollo di casa Agnelli, a 35 anni concentrerà nelle sue mani le tre principali cariche del gruppo: la presidenza della Fiat, della finanziaria Exor e dell'accomandita Giovanni Agnelli e C. Naturale che il primo pensiero di John, in questo giorno, vada al nonno che come lui ha ricoperto il triplice ruolo di presidente di Ifil, dell'Accomandita e della Fiat: «Domani è una giornata importante per la Fiat e per me – ha detto nel corso della conferenza stampa senza nascondere l'emozione – Sono molto orgoglioso e felice di questo e riconoscente alle tante persone che in questi anni mi hanno aiutato e sostenuto. Anche alla mia famiglia per la fiducia che mi ha accordato. Oggi penso a mio nonno e a quanto mi avrebbe fatto piacere se ci fosse stato. In queste ore penso a lui».
Con questo passaggio, dunque, un esponente diretto della famiglia Agnelli torna formalmente alla guida dell'intero gruppo. Questo dopo una lunga fase di transizione che ha visto proprio Montezemolo, Gabetti e Grande Stevens, affiancati dall'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne, accompagnare il giovane John nel progressivo rafforzamento dei poteri. Percorso non semplice, intanto perché si è dovuta gestire con successo la forte crisi che ha colpito la Fiat negli anni successivi alla scomparsa dell'Avvocato e del fratello Umberto. E poi a causa dei problemi giudiziari: quelli societari legati all'equity swap Ifil Exor e quelli famigliari causati dalla decisione della madre di John, Margherita Agnelli De Pahlen, di avviare una dura battaglia giudiziale sull'eredità lasciata dall'Avvocato. Difficoltà di fronte alle quali la famiglia è sempre rimasta compatta, specie nelle decisioni chiave che hanno riguardato riassetti manageriali e societari.
Toccherà ora ad Elkann, il più giovane presidente della casa torinese, guidare l'impero Agnelli, negli anni diventato una holding a tutti gli effetti con partecipazioni che spaziano dall'auto, al turismo, fino all'immobiliare e alla finanza. Il nuovo presidente della Fiat sembra però avere già le idee chiare, specie in tema di assetti proprietari dell'accomadita di famiglia che, ha fatto capire ieri, non cambiano e non prevedono un'apertura del capitale a terzi, anche se questi terzi portano il nome dell'uomo chiave del rilancio dell'auto, Sergio Marchionne: «La tendenza della famiglia é avere una accomandita in cui ci siano sempre più famigliari al suo interno», ha sottolineato il numero uno del Lingotto, aggiungendo, in merito alle dichiarazioni rilasciate dalla zia Maria Sole Agnelli al quotidiano Il Giornale, in cui si ventilava una prossima entrata di Marchionne nell'accomandita, che le stesse erano la dimostrazione di «una grande stima che noi tutti abbiamo di Marchionne».
Un messaggio chiaro, quello lanciato ieri, che in questo caso vede Elkann parlare più nel ruolo di primo azionista della Giovanni Agnelli & C che nella veste di presidente della Fiat. Tanto più che proprio qui, nella holding della dinastia torinese che ha le chiavi di controllo del gruppo, il peso del presidente del Lingotto e della sua "Dicembre", la finanziaria donata dall'Avvocato ai suoi eredi, continua a crescere: la Dicembre, secondo quanto si apprende, ha rafforzato la presa salendo dal 32,25% al 34,99% della holding post conversione del bond da 200 milioni scadenza 2013.
Questa operazione ha infatti modificato i pesi azionari dei vari rami della dinastia torinese, per un totale di settanta esponenti, nel capitale dell'accomandita. A partire dal 15 ottobre scorso è scattata la conversione del prestito obbligazionario convertibile emesso lo scorso anno. Non tutti, nella compagine sociale della Sapaz, hanno sottoscritto l'emissione obbligazionaria, con il risultato finale che i "soci sottoscrittori" sono diventati più forti nella holding. La fotografia più aggiornata della holding vede così, post conversione del bond, oltre al rafforzamento di John Elkann, ormai a un soffio dal 35%, anche quello del ramo di Maria Sole al 12,38%, seguito dagli eredi di Umberto Agnelli, Anna e Andrea, al 10,9%. Resta fermo, invece, il ramo di Susanna Agnelli che può contare su una partecipazione del 5,35%. Nel libro soci figurano poi, in rapida successione, il ramo di Clara Agnelli che è all'1,2%, Giovanni Nasi al 9,88%, i Camerana al 7,22%, Ferrero Ventimiglia al 6,54% e, infine, il ramo Emanuela Nasi e Cristiana Agnelli sono rispettivamente al 6,54% e allo 0,06%. In quest'ultimo caso, ma mancano conferme ufficiali, la quota sarebbe più alta in quanto detenuta attraverso fiduciarie.
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